Pensieri negativi

Ossessioni: cosa sono e come affrontarle

Cosa sono le ossessioni? Come Affrontarle?

Prima di tutto devi sapere che le ossessioni, insieme alle compulsioni, sono i sintomi del Disturbo Ossessivo Compulsivo, anche detto DOC.

Le ossessioni sono pensieri o immagini che si manifestano nella mente di una persona in maniera intrusiva e ripetitiva. Le ossessioni sono più che semplici preoccupazioni, perché sfuggono al controllo della persona e appaiono senza senso, ripugnanti o incoerenti con la personalità del soggetto che ne soffre. Per farti un esempio: un’ossessione può essere pensare di far male alla propria compagna o al proprio figlio, anche se non si vorrebbe.

Per questo motivo le ossessioni provocano una serie di emozioni molto sgradevoli come paura, ansia, senso di colpa, disgusto ecc…Sgradevoli al punto che, in molti casi, la persona si sente costretta a mettere in atto delle compulsioni, ovvero, una serie di comportamenti ripetitivi per ridurre lo stato di disagio che la attanaglia.

Vari tipi di ossessioni

Ossessioni aggressive: in cui si pensa di poter far del male a se stesso o agli altri, di essere responsabile di eventi terribili o di danneggiare gli altri con la propria sbadataggine.

Ossessioni sulla contaminazione: caratterizzate da preoccupazioni sulla sporcizia, sui germi, sulla propria salute e sul poter sviluppare malattie come il tumore, l’HIV e di poterle trasmettere ad altri

Ossessioni di tipo sessuale: caratterizzati da pensieri proibiti o perversi sulla sessualità, pensieri di omosessualità in persone eterosessuali

Ossessioni di accumulo: caratterizzati dal bisogno di accumulare o conservare cose

Come fare a fronteggiare i pensieri ossessivi, quando si è attanagliati da questi? Molte persone cercano di combatterli, scacciarli o aderiscono a questi, cercando di sventarli con le compulsioni.

Ne hanno paura, perché li considerano probabili e quindi molto pericolosi. Ma la strategia vincente è quella di riconoscerli ed etichettarli per quello che sono, pensieri ossessivi.

Affrontare le ossessioni con la tecnica dei 4 gradini

Per fronteggiarli ti insegnerò la Tecnica dei 4 gradini 4 STEP per togliere forza e potere ai pensieri ossessivi e ridurre di conseguenza le compulsioni.

Rielaborazione: ridefinisci i pensieri intrusivi e i comportamenti ripetitivi come “sintomi del disturbo ossessivo compulsivo”.
Riattribuzione: attribuisci le cause delle ossessioni e delle compulsioni, non a te, (non sono dovute a te), ma al disturbo, considerato come una conseguenza di un disfunzionamento biologico, quindi potresti dirti: “non sono io…è soltanto il mio disturbo”; “non dipende da me…è il mio cervello”.
Rifocalizzazione: raggira i pensieri ossessivi focalizzando l’attenzione su qualcos’altro per qualche minuto, cioè fai qualcos’altro.
Rivalutazione: non prendere i pensieri ossessivi come (non sono delle) “verità”, considerale come distrazioni prive di senso. Non sono significative di per sé.   

Sperimenta questa tecnica, non una sola volta, ma più e più volte, e fammi sapere com’è andata…..

Intollerabilità del rischio

Un uomo continuava a camminare per il giardino della sua casa battendo le mani; ad un vicino che lo interroga sul suo comportamento risponde: “Ma naturalmente per tenere lontani da casa mia gli elefanti volanti!!” quando il vicinò ribattè che non c’era alcun elefante volante, l’uomo replicò sorridendo: “lo so, vedi come è efficace battere le mani!”

Si chiede al paziente cosa direbbe all’uomo per indurlo a smettere di battere le mani.

Il paziente risponde che gli farebbe notare che gli elefanti volanti non ci sono anche se smette di battere le mani

Terapeuta chiede al paziente: ma se l’uomo rispondesse che non se la sente di correre il rischio di scoprire che le cose stanno davvero così? ­­DOC non accetta il minimo rischio vuole essere sicuro di aver preso tutte le precauzioni per scongiurarlo, rappresentato dall’ipercontrollo sociale, ossia la tendenza a voler esercitare un controllo stretto e rigido su alcuni aspetti dell’ambiente.

Tale bisogno sarebbe spinto e motivato dall’esigenza di ottenere un senso di prevedibilità di dominio e di sicurezza sulla propria vita, da cui non si esclude che possa derivare, secondariamente, il tema della responsabilità. In quest’ottica il senso eccessivo di responsabilità costituirebbe un mezzo con cui conquistare e mantenere l’accettazione e, conseguentemente, il controllo sociale.

Gli ambiti nei quali si esprime questo desiderio di controllo verrebbero scelti in base a specifici fattori esperienziali e agli schemi cognitivi individuali; predisposizioni biologiche, apprendimenti ed esperienze di allevamento sensibilizzerebbero, infatti, i soggetti DOC ad effettuare l’ipercontrollo su particolari ambiti piuttosto che altri, ritenendo in tal odo di riuscire a controllare e a prevedere il mondo esterno, traendone un senso di validazione personale.

A differenza di quanto sostenuto dagli altri autori in merito, Dottore ritiene che i soggetti DOC non sopravvalutino il loro senso di potere e azione sul mondo, ma al contrario, si sentirebbero profondamente insicuri e considererebbero l’ambiente esterno altamente prevedibile: è proprio per combattere questo vissuto di incertezza e di incontrollabilità che svilupperebbero l’ipercontrollo. In egual modo il “pensiero magico” dei DOC non sarebbe l’espressione di un’accentuata sopravvalutazione delle proprie capacità di agire sul proprio pensiero e sul mondo, ma una conseguenza di questa loro forte insicurezza.

 

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